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Corrado Farina

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Corrado Farina

Nato a Torino nel 1939 e morto a Roma l’11 luglio 2016. Ha contratto la malattia del cinema in giovanissima età, frequentando le sale cinematografiche della sua città. Si laurea in Giurisprudenza nel capoluogo piemontese, non senza aver dedicato gli anni universitari al ”Centrofilm” di Gianni Rondolino ed essergli succeduto alla direzione del Centro Universitario Cinematografico.

I miei genitori non erano contrari al fatto che io andassi al cinema, ma ragionavano su una scala diversa dalla mia: per loro aveva un senso vedere un paio di film al mese, mentre io avrei voluto vederne almeno uno ogni giorno. Loro lo consideravano un semplice divertimento, io un arricchimento. Poiché comunque loro, con un certo buon senso, pretendevano che io andassi a scuola e alla fine dell’anno (bene o male) passassi gli esami, talvolta mi vedevo costretto a dire che andavo a studiare da un amico per poi, con l’amico in questione, imboscarmi in una sala cinematografica. Questa mia carriera di fuorilegge ebbe comunque breve durata e non fu esente da traumi e da delusioni: c’è un film intitolato Il mistero del castello nero che ancora oggi ignoro come vada a finire, perché fui identificato da una malvagia cassiera di mezza età (sicuramente inacidita da chissà quali frustrazioni), e drammaticamente prelevato da una accigliatissima sorella maggiore a nemmeno mezz’ora dall’inizio del film.

Invece di dedicarsi all’attività forense entra allo Studio Testa come copywriter, Cinque anni dopo si trasferisce a Roma. Nel 1969 esordisce come aiuto regista di Leonardo Bonomi. Nel 1970 inizia le riprese di Hanno cambiato faccia, che nel 1971 vince il I° Premio al Festival Internazionale di Locarno. Gli fa seguito, due anni dopo, Baba Yaga, da una storia a fumetti di Guido Crepax.

In seguito si dedica quasi esclusivamente ai servizi televisivi e ai documentari, sia per il circuito cinematografico che per Aziende pubbliche e private.

Corrado Farina ha scritto la quasi totalità dei soggetti e delle sceneggiature di ciò che ha realizzato come regista.

Il soggetto di Un posto al buio è stato all’origine della mia attività di scrittore, poiché è diventato il primo dei miei romanzi, pubblicato nel 1994 dalla Biblioteca del Vascello. In seguito ne ho scritti e pubblicati altri sette, quasi tutti concepiti anche loro come soggetti cinematografici: Giallo antico (1999), sulla morte di Emilio Salgari; Storia di sesso e di fumetto (2001), dal mio vecchio e già citato soggetto; Dissolvenza incrociata, sulle riprese di un film a Torino alla fine degli anni Cinquanta (2002); Il calzolaio (2004), una storia “noir” di feticismo; Il cielo sopra Torino (2006), ambientato negli anni della seconda guerra mondiale; L’invasione degli ultragay, una parabola grottesca sull’intolleranza (2008); e La figlia dell’istante (2010), che a differenza degli altri non nasce come soggetto cinematografico ma da un mio vecchio servizio televisivo realizzato nel 1980 con Fruttero e Lucentini.
Il fatto di scrivere romanzi e racconti ha ulteriormente aggravato le mie crisi di identità: al punto che ormai non so più se sono uno scrittore prestato da sempre al cinema o un regista prestato da qualche anno alla letteratura.

Visita il sito di Corrano Farina


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